L'intervista - Il vescovo di Cremona a tutto campo sulle sfide che attendono la Diocesi e la comunità cristiana nel 2025
Sono molti gli appuntamenti che, col nuovo anno, attendono la Diocesi di Cremona. Con quale spirito la Chiesa cremonese li affronta? Lo abbiamo chiesto al Vescovo, monsignor Antonio Napolioni.
Eccellenza, come ha trascorso queste festività?
«Con la nostra gente, ma anche un po’ da solo, nelle celebrazioni (non solo in Cattedrale) e in diverse occasioni di incontro, sia con gruppi e realtà di solidarietà, sia con singole persone, con un’attenzione speciale ai sacerdoti anziani e malati. Non è mancato il tempo per un po’ di riposo, di lettura e un breve ritorno nelle Marche per salutare amici e parenti. Tutto molto semplice, ma tanto abitato dal Mistero del Signore nascente».
«Con la nostra gente, ma anche un po’ da solo, nelle celebrazioni (non solo in Cattedrale) e in diverse occasioni di incontro, sia con gruppi e realtà di solidarietà, sia con singole persone, con un’attenzione speciale ai sacerdoti anziani e malati. Non è mancato il tempo per un po’ di riposo, di lettura e un breve ritorno nelle Marche per salutare amici e parenti. Tutto molto semplice, ma tanto abitato dal Mistero del Signore nascente».
Lei che cosa si aspetta dal Giubileo?
«Mi aspetto un di più di ascolto della Parola di Dio, per essere più discepoli del Signore Gesù e più aderenti al suo vero messaggio, spesso contraddetto dai nostri istinti e schivato dalle nostre paure e pigrizie. Quindi, il Giubileo è tempo di conversione e riconciliazione, in cui metterci nuovamente in cammino, personale e comunitario, per andare incontro a Dio e agli uomini, anche i più lontani e temuti. Per riaccendere ragioni di speranza e per fare pace!».
«Mi aspetto un di più di ascolto della Parola di Dio, per essere più discepoli del Signore Gesù e più aderenti al suo vero messaggio, spesso contraddetto dai nostri istinti e schivato dalle nostre paure e pigrizie. Quindi, il Giubileo è tempo di conversione e riconciliazione, in cui metterci nuovamente in cammino, personale e comunitario, per andare incontro a Dio e agli uomini, anche i più lontani e temuti. Per riaccendere ragioni di speranza e per fare pace!».
Riprende la visita pastorale, giunta al suo sesto anno. Quale fotografia della Diocesi ha ricavato finora? E Lei cosa si sente di chiedere?
«Ho impostato la visita pastorale come una condivisione umile e quasi feriale della vita reale delle nostre comunità. Non è un’ispezione, né una parata, né la festa al vescovo. Ma un accompagnamento...
«Ho impostato la visita pastorale come una condivisione umile e quasi feriale della vita reale delle nostre comunità. Non è un’ispezione, né una parata, né la festa al vescovo. Ma un accompagnamento...
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00:00|January 8, 2025
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