Attualità

Cinque Stelle, dal parricidio alla fase due

L'analisi di Massimiliano Panarari - Le fondamenta originarie lasciano il posto alla realpolitik: fra contraddizioni e distinguo, la normalizzazione è compiuta. Ammaliati dal potere, gli "ex ragazzi" di Grillo hanno scelto Conte

C’era un po’ di “battiquorum”, su cui aveva fatto leva l’ala dei fedelissimi del Fondatore (ormai ridotta peggio che al lumicino all’interno). Ma, alla fine, le cifre hanno ridato ragione ai big contiani: 65% dei votanti in questo bis, superando persino il 61% di quelli che si erano espressi (ovvero 4mila iscritti in più). «Simul stabunt, simul cadent», come aveva capito perfettamente Beppe Grillo: abbattere il ruolo del Garante insieme al limite dei due mandati. È il compiersi della metamorfosi definitiva del Movimento 5 Stelle, e del cambiamento della stessa “ragione sociale”, rimasta immutata sino all’ingresso nelle sue file dell’ex premier. Quel Giuseppe Conte che era stato reclutato come un “re travicello” e il mero mediatore tra i due azionisti di maggioranza del governo gialloverde (Matteo Salvini e Luigi Di Maio), e si è prima convertito nel terzo incomodo, per poi autonomizzarsi e, da ultimo, imporsi su tutti gli antagonisti palesi od occulti. Compreso colui che rappresentava l’osso più duro fino a queste ultime settimane: Grillo il Cofondatore (insieme a Gianroberto Casaleggio, con cui formava una coppia simbiotica) e Garante, giustappunto, vale a dire il custode di quel dna che ha coinciso con il grillismo antipolitico e postideologico. A esso, a dosi tutt’altro che omeopatiche, l’ex presidente del Consiglio dell’esecutivo giallorosso e acerrimo nemico dei governi tecnici, ha sostituito un nuovo software ideologico, composto sempre in modo significativo di populismo ma, nella fattispecie, di sinistra...
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Msssimiliano Panarari
Professore Associato
di Sociologia della Comunicazione
all’Università degli Studi
di Modena e Reggio Emilia
00:00|December 12, 2024
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