L'intervista - Il Generale analizza i due fronti di guerra, in Medio Oriente e alle porte dell’Europa, tratteggiando i possibili sviluppi. Politica e diplomazia spalle al muro, mentre crescono morti, feriti e distruzioni
Tutti invocano la pace, ma la soluzione dei conflitti in Medio Oriente e fra Ucraina e Russia appare in realtà molto distante.
La Comunità internazionale, a partire dalla sua espressione più alta, l’ONU, sembra del tutto impotente rispetto a una delle più gravi crisi che l’umanità si trovi ad affrontare dal dopoguerra. Alle parole non seguono i fatti, mentre la scena è dominata dalle armi, dalle vittime e da immani distruzioni. Cosa potrò accadere in futuro? Lo chiediamo a un esperto, il Generale Giorgio Battisti, fra l’altro, ex comandante del Corpo d’Armata Italiano di Reazione Rapida della Nato con missioni condotte in Somalia, Bosnia e Afghanistan.
La Comunità internazionale, a partire dalla sua espressione più alta, l’ONU, sembra del tutto impotente rispetto a una delle più gravi crisi che l’umanità si trovi ad affrontare dal dopoguerra. Alle parole non seguono i fatti, mentre la scena è dominata dalle armi, dalle vittime e da immani distruzioni. Cosa potrò accadere in futuro? Lo chiediamo a un esperto, il Generale Giorgio Battisti, fra l’altro, ex comandante del Corpo d’Armata Italiano di Reazione Rapida della Nato con missioni condotte in Somalia, Bosnia e Afghanistan.
Generale, c’è chi parla di Medio Oriente in fiamme…
«Israele in questo momento è impegnato su almeno cinque fronti: un’operazione di contro-guerriglia nella Striscia di Gaza per neutralizzare le rimanenti formazioni di Hamas e degli altri gruppi jihadisti, che dura oramai da oltre 10 mesi; un’operazione di contro-terrorismo urbano nella Cisgiordania; una guerra a distanza tendente a disarticolare le capacità operative di Hezbollah in Libano. Israele deve sostenere inoltre attacchi missilistici e di droni da parte degli Huthi e delle formazioni jihadiste filo-iraniane dalla Siria e dall’Iraq, senza dimenticare infine la latente minaccia terroristica all’interno dei propri confini. L’azione sul fronte Nord contro il Libano è attualmente l’impegno principale di Tel Aviv. Essa si manifesta con intensi, mirati e selettivi attacchi aerei e di droni in profondità nel Libano per degradare e disarticolare il sistema di comando, controllo e comunicazione di Hezbollah, colpire i vertici dell’organizzazione terroristica, i siti di lancio dei missili e razzi, depositi munizioni, ponti per ostacolare i movimenti avversari ed i valichi di frontiera per impedire l’afflusso dei rifornimenti iraniani di armi e munizioni dalla Siria. In una settimana di intensi e devastanti raid aerei (e di droni) Israele ha colpito migliaia di obiettivi. Controlla inoltre lo spazio aereo libanese e ha minacciato di colpire gli aeroporti qualora acconsentano l’atterraggio di velivoli iraniani. L’operazione è stata preceduta dal devastante attacco cyber, mai ammesso peraltro da Israele, con l’esplosione dei cerca-persone, walkie-talkie ed altri dispositivi elettronici che hanno debilitato sensibilmente la leadership di alto/medio livello di Hezbollah e i sistemi di C2».
«Israele in questo momento è impegnato su almeno cinque fronti: un’operazione di contro-guerriglia nella Striscia di Gaza per neutralizzare le rimanenti formazioni di Hamas e degli altri gruppi jihadisti, che dura oramai da oltre 10 mesi; un’operazione di contro-terrorismo urbano nella Cisgiordania; una guerra a distanza tendente a disarticolare le capacità operative di Hezbollah in Libano. Israele deve sostenere inoltre attacchi missilistici e di droni da parte degli Huthi e delle formazioni jihadiste filo-iraniane dalla Siria e dall’Iraq, senza dimenticare infine la latente minaccia terroristica all’interno dei propri confini. L’azione sul fronte Nord contro il Libano è attualmente l’impegno principale di Tel Aviv. Essa si manifesta con intensi, mirati e selettivi attacchi aerei e di droni in profondità nel Libano per degradare e disarticolare il sistema di comando, controllo e comunicazione di Hezbollah, colpire i vertici dell’organizzazione terroristica, i siti di lancio dei missili e razzi, depositi munizioni, ponti per ostacolare i movimenti avversari ed i valichi di frontiera per impedire l’afflusso dei rifornimenti iraniani di armi e munizioni dalla Siria. In una settimana di intensi e devastanti raid aerei (e di droni) Israele ha colpito migliaia di obiettivi. Controlla inoltre lo spazio aereo libanese e ha minacciato di colpire gli aeroporti qualora acconsentano l’atterraggio di velivoli iraniani. L’operazione è stata preceduta dal devastante attacco cyber, mai ammesso peraltro da Israele, con l’esplosione dei cerca-persone, walkie-talkie ed altri dispositivi elettronici che hanno debilitato sensibilmente la leadership di alto/medio livello di Hezbollah e i sistemi di C2».
Quale significato possiamo attribuire a questo cambio di passo da parte di Israele?
«Questa azione può essere considerata il tentativo di Tel Aviv di ristabilire la deterrenza dopo l’attacco del 7 ottobre 2023. Israele sta cercando di convincere i propri nemici che dispone delle capacità di distruggere in modo devastante chiunque minacci la sua popolazione...
«Questa azione può essere considerata il tentativo di Tel Aviv di ristabilire la deterrenza dopo l’attacco del 7 ottobre 2023. Israele sta cercando di convincere i propri nemici che dispone delle capacità di distruggere in modo devastante chiunque minacci la sua popolazione...
LEGGI IL SERVIZIO COMPLETO SULL'EDIZIONE DI MONDO PADANO IN EDICOLA FINO A GIOVEDI' 10 OTTOBRE, OPPURE ABBONANDOTI SU WWW.MONDOPADANO.IT
00:00|October 2, 2024
Mauro Faverzani
- Tag:
- Punti di vista