Via libera del Parlamento europeo a “Re-Arm Europe”
I numeri: 419 voti a favore, 204 voti contrari e 46 astensioni: via libera del Parlamento europeo a “Re-Arm Europe” il piano di riarmo dei Paesi del Vecchio Continente che dovrebbe rappresentare il primo passo di un progetto di più ampio respiro teso a dare vita a un’Europa della Difesa in grado di fronteggiare le minacce, sempre crescenti, ai valori della democrazia e della libertà coltivati con successo in questi ultimi 80 anni di pace. Chiediamo una valutazione preliminare a un esperto, un Generale di Corpo d’Armata che ha partecipato a operazioni in Somalia, Bosnia e Afghanistan.
Generale, cosa ne pensa del piano da 800 miliardi di euro per il riarmo europeo?
«È un piano molto ambizioso, speriamo poi che si realizzi e che non sia solo uno slogan per dare l’impressione che l’Europa si stia organizzando per far fronte alle intemperanze, chiamiamole così, del presidente Trump. Spero che rappresenti il primo passo per avere forze armate europee, in grado di cooperare effettivamente tra di loro, sempre in ambito Nato, perché è un’organizzazione ormai rodata da settant’anni di esperienza. Certo, invece di chiamare il piano Ue “ReArm Europe”, definizione che tocca diverse sensibilità, lo si poteva chiamare “Defence Europe”, sarebbe stato meno aggressivo. Adesso comunque bisogna vedere se questi 800 miliardi trovino effettivamente applicazione pratica. Ciò significherà prima di tutto definire una politica estera unitaria per tutti e 27 i Paesi membri dell’Ue, da questo deve discendere una politica di difesa e sicurezza europea, poi andranno definiti i requisiti operativi per le forze armate e da qui nasceranno le priorità d’investimento per la produzione dei nuovi mezzi militari. Ad esempio: vogliamo mezzi di proiezione per andare in Africa? Allora serviranno aerei da trasporto strategico. Vogliamo limitarci alla difesa dei confini esterni dell’Occidente, dell’Unione europea? Allora daremo prevalenza ai carri armati ed all’artiglieria....
«È un piano molto ambizioso, speriamo poi che si realizzi e che non sia solo uno slogan per dare l’impressione che l’Europa si stia organizzando per far fronte alle intemperanze, chiamiamole così, del presidente Trump. Spero che rappresenti il primo passo per avere forze armate europee, in grado di cooperare effettivamente tra di loro, sempre in ambito Nato, perché è un’organizzazione ormai rodata da settant’anni di esperienza. Certo, invece di chiamare il piano Ue “ReArm Europe”, definizione che tocca diverse sensibilità, lo si poteva chiamare “Defence Europe”, sarebbe stato meno aggressivo. Adesso comunque bisogna vedere se questi 800 miliardi trovino effettivamente applicazione pratica. Ciò significherà prima di tutto definire una politica estera unitaria per tutti e 27 i Paesi membri dell’Ue, da questo deve discendere una politica di difesa e sicurezza europea, poi andranno definiti i requisiti operativi per le forze armate e da qui nasceranno le priorità d’investimento per la produzione dei nuovi mezzi militari. Ad esempio: vogliamo mezzi di proiezione per andare in Africa? Allora serviranno aerei da trasporto strategico. Vogliamo limitarci alla difesa dei confini esterni dell’Occidente, dell’Unione europea? Allora daremo prevalenza ai carri armati ed all’artiglieria....
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00:00|March 12, 2025
Mauro Faverzani
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