L'intervista - Due volte ministro e europarlamentare di lungo corso, l'economista analizza l’avvio della Commissione Von der Leyen e indica le azioni da mettere in campo per un’Europa competitiva nel mondo: «L’errore più grande? Leggi, regolamenti e direttive, senza avere in mano le risorse per promuovere gli obiettivi. La risposta sono gli eurobond»
Meno regole, più risorse, progetti e pragmatismo. E’ quello che auspica Paolo de Castro, due volte ministro delle Politiche Agricole e Forestali ed ex presidente della Commissione agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento europeo, per la legislatura che ha preso avvio il 1° dicembre con l’insediamento della seconda Commissione Von der Leyen. In questa intervista a tutto campo rilasciata al settimanale Mondo Padano, De Castro parte dagli errori compiuti gli anni scorsi, «ci siamo limitati a dettare leggi, regolamenti e direttive, senza avere poi le risorse in mano per promuovere gli obiettivi del Green Deal», per guardare avanti. «Anche i più scettici devono capire che non siamo soli nel mondo» e quindi non è più tempo di tentennamenti, ma nemmeno di scelte che non tengano conto della realtà, perché - continua De Castro - «gli obiettivi della transizione ecologica vanno resi compatibili con una attenzione alle dimensioni economiche, cioè alla capacità delle imprese di essere forti e competitive per rimanere sul mercato e anche a una dimensione sociale, considerando gli impatti che certe scelte votate forse a un’eccessiva ambizione ambientale, hanno messo in discussione, creando non poche difficoltà al sistema produttivo europeo». La linea da seguire è quella dettata da Mario Draghi: «Adesso bisogna che la nuova Commissione e i governi europei individuino i percorsi per poter trasformare quelle idee in concreta azione quotidiana. Noi ce lo auguriamo tutti e lavoreremo per questo»...
Professor De Castro, dopo una falsa partenza, la Commissione Von der Leyen è partita. Lei conosce molto bene le dinamiche europee. Che impressioni ne ha tratto?
«I numeri sono quelli dell’altra volta. Hanno fatto tanto rumore, ma in realtà non è cambiato molto. C’è stata una diaspora spagnola che ha caratterizzato questo voto. I popolari spagnoli, non accettando la Ribera come candidatura socialista, hanno voluto esprimere la loro contrarietà anche in occasione del voto collettivo. Ma se quei 25 voti ci fossero stati, nessuno avrebbe detto che la Commissione partiva indebolita. Quindi, Ursula è partita, è partita la nuova Commissione e, soprattutto, è partito un binomio Fitto - Hansen che sicuramente lascia ben sperare rispetto a quello che abbiamo lasciato con Tiemmermans - Wojciechowsky.
«I numeri sono quelli dell’altra volta. Hanno fatto tanto rumore, ma in realtà non è cambiato molto. C’è stata una diaspora spagnola che ha caratterizzato questo voto. I popolari spagnoli, non accettando la Ribera come candidatura socialista, hanno voluto esprimere la loro contrarietà anche in occasione del voto collettivo. Ma se quei 25 voti ci fossero stati, nessuno avrebbe detto che la Commissione partiva indebolita. Quindi, Ursula è partita, è partita la nuova Commissione e, soprattutto, è partito un binomio Fitto - Hansen che sicuramente lascia ben sperare rispetto a quello che abbiamo lasciato con Tiemmermans - Wojciechowsky.
Che tipo di legislatura si aspetta?
«Sicuramente ci sarà un’attenzione legata alla dimensione economica e sociale...
«Sicuramente ci sarà un’attenzione legata alla dimensione economica e sociale...
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00:00|December 4, 2024
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