

Economia & Lavoro
“Sumud”, un abito per “svegliare le coscienze” sulla guerra in Palestina
La modella Scirin Nahas, scelta da Tosetti per «sentire il messaggio da trasmettere» © foto Luca d'Alice
“Fight until death”, nuovo progetto dello stilista cremasco Andrea Tosetti
Sumud è una parola che significa fermezza, perseveranza, resilienza, o resistenza. Non si riferisce direttamente alla lotta armata, ma piuttosto alla capacità di resistere, di rimanere fermi di fronte alle avversità, spesso nel contesto della resistenza non violenta. In Palestina, “Sumud” è un concetto culturale, un valore nazionale e una strategia politica, che indica la determinazione del popolo palestinese a rimanere sulla propria terra e preservare la propria identità nonostante l’occupazione.
Dichiara Tosetti: «La sofferenza di un popolo è la sofferenza dell’intero genere umano: di ognuno di noi. Non può esistere libertà se la vita stessa viene negata e spezzata dalla violenza e dalla forza arrogante della guerra. Ogni persona, donna, bambino o fratello che muore porta con sé il sangue dell’indifferenza».
Con questa presentazione comparsa sui social, lo stilista Andrea Tosetti ha lanciato un nuovo progetto video-fotografico con un messaggio importante e molto profondo: “Fight until death”, combattere fino alla morte... (andreatosetticollection.com)...
Nel progetto, Andrea Tosetti ha voluto rievocare la disperazione per un lutto contestualizzando il messaggio in un contesto “devastato” dall’uomo.
«Distruzione, silenzio, solitudine e angoscia, sentimenti forti di fronte ai quali, non possiamo rimanere in silenzio...».
«Quando perdiamo una vita, perdiamo per sempre anche un po’ di noi stessi pezzo dopo pezzo, goccia dopo goccia».
Abbiamo intervistato lo stilista cremasco.
Come nasce l’idea di questo progetto?
«I miei progetti nascono dalla necessità di comunicare, trasmettere a tutti ciò che provo nel profondo, e la condivisione crea confronto e accrescimento. Ho fin da subito sofferto quando ho saputo della guerra tra Israele e la Palestina. Avevo anche un biglietto in tasca, destinazione Gerusalemme, Haifa e avrei proseguito proprio verso Betlemme e la Palestina, acquistato poche settimane prima dell’inizio del conflitto. Questo mi ha fatto riflettere maggiormente, perché i miei viaggi mi portano a incontrare culture e persone, e proprio quelle persone che avrei abbracciato ora stavano morendo sotto le bombe, di fronte all’indifferenza generale silenziosa e sorda. Non ho potuto restare in silenzio, come sarebbe stato facile fare, ma ho voluto e sentito di dover prendere una posizione. La posizione della libertà e della giustizia... La violenza è sempre sbagliata, è da codardi non l’ho mai accettata. Troppi bambini stanno morendo tra le braccia delle madri impotenti di fronte a una forza inarrestabile devastante e arrogante, che lascia solo mani sporche di sangue e vuoti incolmabili. Le mani di quelle madri mi hanno impresso nel profondo una voragine. Come si può sopravvivere alla perdita della propria anima? Perché quando perdiamo la persona più cara che abbiamo, perdiamo per sempre anche noi stessi»...
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12:51|July 25, 2025
Ana Vera Teixeira