Focus

Allanconi, un’arte trasmessa di padre in figlio

«E un mercato florido, non solo per le chiese»

In Lombardia la fonderia Allanconi è l’unica rimasta. Se si allarga il perimetro all’Italia intera se ne aggiungono solo altre due. Tre in totale. Per la serie lavori che vanno scomparendo. Perché le tre fonderie in questione sono specializzate nella produzione di campane: un mercato di nicchia, tuttavia florido. Emanuele Allanconi, il titolare, ci spiega infatti che l’80 percento della sua produzione (circa 300 campane l’anno) finisce all’estero (soprattutto in Usa, Ucraina, Australia, Eritrea, Thailandia ed Egitto) e che la richiesta è costante. Anche perché la campana, spiega il 44enne, non è più solo ‘legata’ al campanile di una chiesa, ma è diventata – come vedremo – strumento musicale a tutti gli effetti.  
La bottega artigiana di Bolzone (una frazione del comune di Ripalta Cremasca) vanta oltre un secolo di storia ed Emanule, che a 18 anni, dopo la maturità al liceo scientifico, è entrato in fonderia, è il più giovane campanaro al lavoro. Proprio da lui era arrivato un appello affinché la tradizione non andasse a scomparire. Appello fatto in occasione – un anno fa – del riconoscimento da parte dell’Unesco dell’arte campanaria come patrimonio immateriale mondiale dell’umanità: «Spero – aveva detto – che questo riconoscimento serva a dare maggiore appeal e a salvare questo nostro patrimonio culturale. Non essendoci scuole per campanari, le conoscenze e le competenze si tramandano di padre in figlio; si impara solo entrando in bottega».
00:00|June 19, 2025
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