Focus

L'estate della mitica leonessa Dolly

Storia di come "el leòn" arrivò a Vescovato per sostenere la trasferta della Leoncelli a Crema

Chissà quante volte - e in quanti modi diversi – sarà stato raccontato quell’incontro serale al bar Commercio di Vescovato. Era una sera del maggio 1965. 
Vittorio Adorni stava per vincere il suo primo giro d’Italia e l’Inter del mago Herrera la sua seconda coppa dei Campioni. A Vescovato, la Leoncelli stava lottando per la promozione in serie D: la Pergolettese era la rivale più agguerrite e in calendario c’era una sfida al Voltini all’ultima giornata. In quelle sere si stava appunto organizzando la trasferta dei tifosi biancorossi a Crema. Ci si chiederà: era così impegnativo organizzare una trasferta da Vescovato a Crema? Se la organizzava Ugo Sartori, vulcanico dirigente della Leoncelli, si poteva esserne sicuri. Era già andato dal questore a spiegargli che era pronta una carovana di camion e di auto, circa 150 mezzi, che non potevano certo fermarsi a tutti i semafori sulla Castelleonese. Dai resoconti sembra che il dirigente avesse fatto presente a Sartori di aver preoccupazioni più urgenti.
Quella sera, però, Ugo Sartori non stava nella pelle. Ma doveva aspettare che la platea dei soliti amici, tutti dirigenti della squadra, fosse già là per il grande annuncio.  La frase, passata alla storia minima di Vescovato, era stata: “fioi, gò cumpraat el leòn!”.  Ora, sul fatto che il simbolo della Leoncelli fosse il leone non c’erano dubbi, così come che, allo stadio, campeggiasse la scritta “hic sunt leones”. Però un simbolo in carne e ossa, da sfamare e da portare in giro, poteva rappresentare un piccolo problema. La comitiva era andata a controllare a casa di Ugo. In effetti, in fondo al cortile, s’intravedeva la gabbia. Meglio non avvicinarsi troppo. Sartori aveva raccontato che al mercato del Foro Boario il leone non c’era, c’era solo una leonessa. Prendere o lasciare. Il venditore (...). 
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11:52|August 1, 2025
Paolo Carini
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