

Lettere
Totò Schillaci, dai quartieri popolari di Palermo alle “Notti Magiche”, passando per lo Zini. Il ricordo di Montorfano: «Vedeva la porta ed era molto forte»
Prematuramente stroncato da un male incurabile, si è spento a 59 anni mercoledì scorso nella sua Palermo Salvatore Schillaci, per tutti Totò, conosciutissimo bomber e vera icona di Italia ’90, il campionato mondiale di calcio disputato in casa che doveva essere vinto dall’Italia di Vialli e che è diventato invece la vetrina proprio di Totò Schillaci, capocannoniere della manifestazione con 6 gol, sino ad allora onesto e prolifico bomber, soprattutto nelle sei stagioni Messina in serie B e C, con 61 reti in 219 partite. Fortemente voluto a Torino dall’avvocato Agnelli, un solo anno alla Juventus di Zoff nel 89/90 era bastato per convincere Azeglio Vicini ad aggregarlo alla comitiva azzurra che avrebbe disputato il mondiale: Totò l’ha ricambiato diventando l’eroe delle “Notti Magiche” che hanno contrassegnato quel giugno del ’90, con gli azzurri terminati poi al terzo posto dopo la sconfitta con l’Argentina di Maradona in semifinale a Napoli e la vittoria contro gli inglesi nella finalina di Bari. Il gol era il suo mestiere, qualsiasi fosse la categoria frequentata, dalla serie C2 con il Messina di Ballarò nel 1982, sino ai giapponesi dello Jùbilo Iwata con cui ha chiuso la carriera agonistica nel 1997, dopo aver disputato tre campionati con la Juventus e due con l’Inter. Nella sua carriera durata quattordici stagioni, Schillaci ha incontrato spesso la Cremonese ed è riuscito a farle anche qualche gol. In realtà, per bucare la porta grigiorossa, ha dovuto aspettare di giocare in A con Juventus ed Inter perché, nei campionati di serie B in cui ha incrociato i grigiorossi, l’operazione non gli era riuscita, né al Celeste di Messina, tantomeno allo Zini...
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00:00|September 19, 2024
Angelo Galimberti