Ogni settimana su Mondo Padano il consiglio di lettura di Microcosmi (Itinerari di lettura)
«Ho preso come una sfida l’evocazione di quel mondo nella sua miriade di complessità»: è racchiusa in queste parole la missione di Joyce Carol Oates, tra le voci più autorevoli della letteratura contemporanea mondiale. L’autrice americana, insignita nella sua lunga carriera di numerosi premi e menzioni, ripercorre in questo memoir la sua esperienza di donna e scrittrice, intrecciando il dato biografico con una più ampia riflessione volta ad illuminare tanto l’universo contadino della sua infanzia quanto l’America urbana, efficacemente paragonata ad un “cuore ostinato” nel suo incessante battito di vita. Dall’amore ammirato nei confronti dei genitori, alla passione elettrizzante per la letteratura e lo studio, ogni tassello di questo suggestivo racconto è intriso di sincera riconoscenza e gratitudine nei confronti di una quotidianità costantemente vissuta con sguardo critico e fertile inquietudine. Un «centro di consapevolezza infaticabile e curioso», così si definisce Joyce tornando con la mente ad una giovinezza più volte funestata dallo spettro della perdita - prima il nonno, poi la migliore amica morta suicida e infine la sorella minore - e ad una stagione - quella della maturità - tanto appagante sul piano affettivo e professionale quanto fatalmente segnata da un’«ansia ontologica cronica» che è prerogativa delle intelligenze più fervide.
Affidando alla pagina i suoi ricordi - memorabile l’incontro con la filosofia di Nietzsche, amato dal primo istante per il coraggio di usare la ragione «come un martello» - Oates professa la sua fede laica nel potere consolatorio della scrittura, insuperabile strumento di condivisione in grado di generare empatia e suscitare emozioni. “I paesaggi perduti” risulta essere così non soltanto il romanzo di una vita, ma il generoso atto d’amore di una scrittrice per la letteratura e per il suo paese, immortalato nella sua infaticabile evoluzione come in un’appassionante sequenza cinematografica.
Affidando alla pagina i suoi ricordi - memorabile l’incontro con la filosofia di Nietzsche, amato dal primo istante per il coraggio di usare la ragione «come un martello» - Oates professa la sua fede laica nel potere consolatorio della scrittura, insuperabile strumento di condivisione in grado di generare empatia e suscitare emozioni. “I paesaggi perduti” risulta essere così non soltanto il romanzo di una vita, ma il generoso atto d’amore di una scrittrice per la letteratura e per il suo paese, immortalato nella sua infaticabile evoluzione come in un’appassionante sequenza cinematografica.
DA MONDO PADANO DEL 23 GIUGNO 2017
00:00|August 30, 2017
Microcosmi