Ogni settimana su Mondo Padano il consiglio di lettura di Microcosmi (Itinerari di lettura)
Il treno che porta Annie Duchesne alla colonia estiva arriva a destinazione nel primo pomeriggio di una giornata agostana del 1958. Non ancora diciottenne, al paese ha lasciato, oltre ai genitori, un’intera stagione della sua esistenza. “Come una puledra scappata dal recinto” muove i primi passi nel luogo che la traghetterà verso la vita adulta, tracciando un solco decisivo e profondo nella sua personalità. La perdita dell’innocenza ha il volto fiero di un ragazzo più grande, che la trascina in stanza con la volontà di far accadere ciò che - in realtà - non sarà. È in quella notte, che le lascerà addosso un trepidante desiderio e le varrà la derisione insopportabile dell’intera colonia, che Annie scrive - allora inconsapevolmente - la prima riga di una storia nuova, che è sua e nostra insieme. In questa “migrazione volontaria” nei suoi panni di diciottenne, in questa che è l’opera della vita, inseguita per anni con feroce determinazione, Annie combatte - e vince - quella “colluttazione con il reale” che riassume la superba e strabiliante qualità della sua arte. Attraverso la scrittura - condanna atroce almeno quanto indispensabile per la capacità di “disseppellire cose” - Ernaux affonda le mani nella sua gioventù, segnata da un’intelligenza fervida e piagata dalla bulimia, ingombrante espressione di una “volontà infelice”. Madame Ernaux esplora con verità e coraggio il terreno accidentato della giovinezza, si carica sulle spalle il fardello dell’autobiografia - colmo della materia scomoda e tremenda che è la memoria - e ce lo restituisce trasfigurato.
Ne risulta un’opera memorabile, capace come poche altre di esplorare le potenzialità della scrittura, un racconto straordinario in cui l’esperienza particolare si fa messaggio universale. Quella ragazza miope e dalla frangetta arricciata che visse gli anni dell’università con “pienezza” e “orgoglio” ci ha fatto dono di un capolavoro, in cui è fatalmente impossibile non ritrovare se stessi.
“Tutto in lei è desiderio e orgoglio”.
Ne risulta un’opera memorabile, capace come poche altre di esplorare le potenzialità della scrittura, un racconto straordinario in cui l’esperienza particolare si fa messaggio universale. Quella ragazza miope e dalla frangetta arricciata che visse gli anni dell’università con “pienezza” e “orgoglio” ci ha fatto dono di un capolavoro, in cui è fatalmente impossibile non ritrovare se stessi.
“Tutto in lei è desiderio e orgoglio”.
DA MONDOPADANO DEL 26 MAGGIO 2017
00:00|July 6, 2017
Microcosmi