

Economia & Lavoro
Unione Europea e Stati Uniti si accordano su una tariffa del 15%. FIssata la cornice, restano da definire i dettagli �
Antonio Auricchio: Anche al 10% sarebbe stato troppo Dovremo cercare altri mercati, ma non sarà facile e ci vorrà molto tempo»
American flag and flag of European Union with businessman near by
Scongiurata la guerra commerciale, ora le imprese chiedono sostegno per mitigare l’effetto della nuova aliquota
Lo scorso anno il cibo made in Italy aveva già raggiunto negli Stati Uniti il valore record di 7,8 miliardi di euro con un incremento delle vendite pari al 17% rispetto al 2023 e con la prospettiva di superare quest’anno il traguardo dei 9 miliardi di euro.
Ma dopo un primo trimestre in cui le esportazioni agroalimentari avevano registrato una crescita media in valore dell’11%, da aprile, primo mese di applicazione dei dazi aggiuntivi al 10%, si è passati al +1,3% per poi scendere ulteriormente a maggio ad un + 0,4% con risultati negativi per tutti i prodotti leader, dal vino all’olio extravergine, dai formaggi alla passata di pomodoro.
Tra le cause, non vi sono solo i dazi, ma anche l’inflazione in aumento, la diminuzione dei consumi negli Stati Uniti, la svalutazione del dollaro rispetto all’euro
L’interscambio commerciale fra la provincia di Cremona e gli Stati Uniti vale circa 500 milioni di euro, con una bilancia saldamente in attivo per le nostre imprese. Secondo i dati della Camera di Commercio di Cremona, nel primo trimestre 2025 le nostre esportazioni negli States hanno sfiorato i 112 milioni di euro a fronte di soli 14 milioni di euro di importazioni. Gli Stati Uniti rappresentano per Cremona il quarto mercato di sbocco dopo Germania, Francia e Polonia. Con Antonio Auricchio, vicepresidente nazionale di Assolatte, l’organizzazione di categoria che rappresenta e tutela le industrie attive in Italia nel settore lattiero-caseario, e presidente nazionale di Afidop, Associazione Formaggi Italiani Dop e Igp, cerchiamo di capire quale potrebbe essere l’effetto di questi nuovi dazi sulle nostre esportazioni in America.

Dottor Auricchio, un 15% tutto compreso sarebbe la soluzione migliore?
«Per me non va bene neanche il 15: è quello che già paghiamo, ma oggi si fa fatica a vendere col latte italiano così caro. Il pecorino romano finora non ha mai avuto dazi, adesso se lo ritrova per la prima volta ed i produttori sono preoccupati, sono nei guai fino al collo».
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11:39|August 1, 2025
Mauro Faverzani