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L'intervento

Israele e Iran: l’inizio di una nuova guerra

Lo Stretto di Hormuz fa tremare l’economia mondiale
Nella notte tra giovedì 12 e venerdì 13 una nuova grande guerra è scoppiata, allorché Israele ha attaccato l’Iran. Oltre 200 aerei da combattimento hanno colpito più di 100 obiettivi in tutto l’Iran, causando l’improvviso crollo del già fragile equilibrio nel Vicino Oriente e una irreversibile intensificazione del conflitto tra Tel Aviv e Teheran. Tra le vittime dell’attacco, infatti, oltre ad infrastrutture e centrali nucleari, figurano alti esponenti politici e militari, scienziati di rilievo e in alcuni casi anche le relative famiglie. La sorpresa e l’efficacia dell’operazione denominata “leone nascente” ha spinto Netanyahu a dichiarare di esser riuscito a “colpire al cuore il programma nucleare militare iraniano”, ormai in procinto – come sostiene da più di trent’anni a questa parte – di dotare la Repubblica Islamica dell’arma atomica. La risposta iraniana Tuttavia, dopo un primo momento di sgomento – non solo iraniano, ma mondiale – Teheran si è rialzata ed ha risposto con una durissima rappresaglia missilistica contro Israele, il quale – di risposta – ha chiesto l’intervento militare diretto degli Stati Uniti contro l’Iran.Se fino alla notte prima di “leone nascente” le tensioni tra Iran e Israele si erano mantenute per decenni entro i limiti della guerra indiretta, combattuta in conflitti delegati in Libano, Siria, Iraq, Gaza e Yemen, gli ultimi scambi segnano il passaggio in una nuova fase: quello della guerra diretta e simmetrica tra le due principali potenze del Vicino Oriente. Ad una settimana dall’attacco, infatti, le due potenze non hanno smesso di bombardarsi a momenti alterni, in un crescendo botta e risposta dove l’unica variabile è se o meno gli Stati Uniti scenderanno direttamente in campo contro l’Iran, e se o meno la guerra passerà dalla dimensione locale a quella globale... Marco GhisettiDottore in Politica Mondiale e Relazioni Internazionali e in Filosofia presso l’Università di PaviaLEGGI IL SERVIZIO COMPLETO SULL’EDIZIONE DI MONDO PADANO IN EDICOLA FINO AL 26 GIUGNO, OPPURE ABBONANDOTI SU WWW.MONDOPADANO.IT

Lettere

Sogin: «Per un ritorno al nucleare a disposizione i siti delle nostre centrali»

"Il nucleare sostenibile: l’Italia riparte!”
«Smantellare una centrale nucleare significa prima di tutto confinare ciò che è radioattivo rispetto alla biosfera e rispetto alle attività umane. Confinare significa rendere ciò che è pericoloso, le radiazioni, innocuo nel senso che si riduce via via, con una serie di attività, la pericolosità per l‘ambiente’». Lo ha dichiarato l’Amministratore Delegato di Sogin, Gian Luca Artizzu, nel corso dell’evento organizzato dalla Lega: “Il nucleare sostenibile: l’Italia riparte!”, in cui ha illustrato le attività che Sogin svolge. «Per un ritorno al nucleare, oltre alle sue competenze, Sogin mette a disposizione i siti delle vecchie centrali che stiamo smantellando. Noi smantelliamo gli impianti – ha proseguito Artizzu - non smantelliamo i siti. Questi sono stati progettati e manutenuti come siti per ospitare una centrale nucleare e sono la naturale destinazione per un futuro nuovo impianto». «Il primo peccato del nucleare è non farlo lavorare» – ha continuato Gian Luca Artizzu, riprendendo il concetto espresso in apertura dei lavori da Edoardo Ventafridda, Fondatore di Giovani Blu. «Pensiamo alla centrale di Caorso: ha lavorato meno di cinque anni e ha prodotto 30 miliardi di kilowattora. Oggi, se non l’avessimo fermata con il referendum di allora, staremmo discutendo dell’allungamento dell’esercizio di questa centrale, come sta avvenendo nel mondo per impianti simili». Al panel di confronto, moderato da Fabio Tamburini, Direttore del Sole 24 Ore, sono intervenuti Flavio Cattaneo, Amministratore Delegato di Enel Group, Claudio Descalzi, Amministratore Delegato di Eni, e Fabrizio Fabbri, Amministratore Delegato di Ansaldo Energia. Diversi i rappresentanti istituzionali, politici ed esperti che hanno partecipato all’evento aperto da Vincenzo Pepe, Responsabile Nazionale Dipartimento Ambiente della Lega assieme ad Armando Siri, Coordinatore Nazionale Dipartimento Lega e al Viceministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Vannia Gava. I lavori sono stati chiusi dal Vicepresidente del Consiglio e Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini.

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